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LA BRIOSCA:

Prima del proliferare di pub, ristoranti, paninoteche, locali esotici e tavolini all’aperto, la vita notturna della zona compresa fra Porta Ticinese, Porta Genova e i Navigli era animata dai residenti, che si ritrovavano nelle osterie per giocare a carte o a bocce, davanti a una bottiglia di barbera.

Tra queste, merita un posto di rilievo l’Osteria della Briosca, sita in un vecchio caseggiato lungo la riva del Naviglio Pavese, in via Ascanio Sforza, 27.

La sua origine risale addirittura al Seicento (Briosca era il nome della compagnia di navigazione e trasporto che attraccava nella zona).
Nel 1968 Luciano Sada, detto il Pinza, rilevò il locale da una famiglia di Trani.
Veniva da una famiglia di osti e aveva già avviato un’osteria al vecchio Gratosoglio, raccogliendo un gruppo di amici che, come lui, amavano suonare e cantare vecchie canzoni popolari, bere e divertirsi.
Non era casuale incontrarvi anche cantautori già famosi, come Maria Monti, Nino Rossi e Marcello Minerbi dei “Los Marcellos Ferial”.
Il gruppo lo seguì sui Navigli e la fama del locale si diffuse rapidamente nel quartiere.
Lo spettacolo nasceva spontaneo, improvvisato ogni sera tra i tavoli.
La gestione del locale ricordava più quella di una festa in famiglia.
La signora Elda Bellini, moglie del Pinza, che si occupava della cucina e fungeva da factotum, era disposta a lasciare i fornelli in mano a uno degli ospiti che si prestava a cucinare per tutti.
Il locale diventò ben presto un polo di attrazione per tutta Milano, conosciuto anche all’estero.
Il giornale francese “Euro Cinèma”, scrisse - esagerando - che vi si potevano incontrare celebrità come Gassman, Mastroianni e nientemeno che Ursula Andress!
Simbolo di un’epoca, luogo di destini incrociati e crogiolo creativo di musica e spettacolo, “La Briosca” fu il ritrovo degli ultimi cantastorie e una fucina d’idee da cui trassero ispirazione molti artisti di cabaret. Qui nacque e prese forma il primo nucleo dell’ormai famosa “Festa dei Navigli”.
Il Pinza e i suoi amici mettevano un tavolino e un grammofono sul balconcino e da lì facevano spettacolo.

Nel 1973 arrivarono le ruspe.
Gli ultimi a resistere, nel vecchio edificio, furono l’osteria e un’anziana signora.
Il Pinza si trasferì al numero 13 e aprì un nuovo locale che chiamò “Al 13”.
L’enigmatica insegna DDDC si legge Tre.Di.Ci.
La vecchia insegna della Briosca fu recuperata e collocata all’interno.
Alla fine degli anni ’70, l’ambiente non era più lo stesso: alla malavita tradizionale, composta per lo più da ladruncoli e contrabbandieri, era subentrato il giro nefasto della droga.
Il Pinza cedette il locale a una signora che aiutava in cucina e si spostò un po’ più in periferia, dove aprì un locale più piccolo, ritrovo in tarda serata di artisti di teatro e musicisti da piano-bar, che si lanciavano spesso in jam-session improvvisate.

Ma questa è un’altra storia...

 

Festa alla “Briosca”


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



 

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