Cantamilano
  

 
 
 
 

 

LE OSTERIE DI SUCCESSO A MILANO NEGLI ANNI 60/70:

L'ospitalità di un Paese si misura dal numero delle osterie

Il vocabolo Osteria deriva da ospiteria, cioè un posto dove i viaggiatori si fermavano per rifocillarsi, e riposare.
Entrando non si chiedeva neanche permesso, perché le osterie erano di tutti! Inutile dire che la vecchia Milano pullulava di osterie, dove il vino scorreva a fiumi.
Il Rosso, soprattutto. Il più diffuso era il baffios, di colore scuro, robusto e corposo che, come suggerisce il suo nome, lasciava due inconfondibili segni ai lati delle labbra che lo sorbivano.
Alle mitiche osterie milanesi ottocentesche è legata una delle figure leggendarie della meneghinità, epigono dei nostri Pinza, Nino Rossi, Franco Francesco, mi riferisco al “Barbapedana” che «gh’aveva un gilèt / curt davanti cont sensa el de drè / sensa butun, lung una spana / l’era ‘l gilèt del Barbapedana».

In tempi abbastanza recenti l’osteria era scaduta a sinonimo di pubblico esercizio scarsamente raffinato e di dubbia frequentazione.
L’immagine evocata era quella di un ambiente fumoso, maleodorante e rumoroso.
Attualmente il termine, più che il locale che rappresenta, è stato riscoperto e rivalutato.
È bastato un colpo di bacchetta magica - una “H” piazzata davanti al vocabolo - per trasformare il chiassoso ritrovo di un tempo in un locale “di tendenza”.
Eppure, come abbiamo già detto, l’osteria, con o senza H, è qualcosa di molto diverso da quanto vogliono entrambe le accezioni.
Per millenni, l’osteria ha rappresentato il punto di aggregazione per eccellenza per le persone che non disponevano di nulla, o quasi e per allietare i pochi, rari momenti di riposo. La sua era dunque una funzione sociale importante e insostituibile.
Né si può sostenere che la sua frequentazione fosse riservata agli strati sociali minori.
Re, principi, signori, artigiani, commercianti, soldati, prostitute d’alto bordo e un’umanità quanto mai varia e diversificata hanno sempre ravvivato con la loro presenza il mondo dell’osteria. Le osterie che andremo a ricordare avevano come “denominatore comune” il sottofondo musicale delle canzoni milanesi eseguite dal vivo e la “squadra clienti” in cui si alternavano: poeti, pittori, cantautori, attori e comici.

Canzoni da Osteria

Piccolo dizionario milanese

UN PO' DI STORIA: gli anni 60/70

I GRUPPI DI ARTISTI E CLIENTI D'OSTERIA CHE DIVENTARONO ORGANIZZATORI DI EVENTI:

I Amis de la Briosca e brioschina ed i Pee Vunc (carnevale ambrosiano e festa dei navigli)

I Semper Allegher ed altri gruppi milanesi

LE OSTERIE DI SUCCESSO:

La Bellingeréta
Sostituita la vecchia insegna “Adri e Piera” e recuperato l’antico nome dal proprietario Adriano Faravelli, nel locale già funziona la “squadra artistica” capeggiata da René,
Francesco Ferri, Aldo Boselli, Edo Maierna, Ugo Marino, Tony, Michele, Flavio Olivari, i coniugi Gandini, Francesco Anselmo…

La Brioschina
Turbolente partite a scopa d’assi al pomeriggio, alla sera grandi mangiate preparate da Mary e Grazia che concluso il servizio in cucina vanno fra i clienti a cantare le canzoni del Nino Rossi. Vincenzo Barletta è il Pippo Baudo del locale.

La Briosca
Qui suona e canta il “Gruppo della Briosca”. Il nome è nato anni fa quando l’osteria si trovava al numero 27 e si chiamava “La Briosca”.

Tre Fontane
l factotum, il grande “Pelè”, con il suo bidofono accompagna tutti i cantanti, in particolare il cantautore Mimmo Dimiccoli.

Il Praticello
Qui ogni avventore può alzarsi in piedi e accodarsi al chitarrista improvvisandosi artista.
Non mancano mai gli applausi. Qui, dicono, hanno preso il volo Cochi e Renato.

La Wanda, sciantosa omosex

Vino per tutti al funerale dell'ultimo cantastorie.

Amici Miei
Chiara, grandissima padrona di casa, canta le più belle canzoni francesi
tradotte per lei in milanese da Luciano Beretta come “La vie en rose” ed altre.

Fà ballà L'oeucc
I due titolari, Angela e Romolo, difendono con amore questa antichissima osteria di Baggio in cui si trovano dell’ottimo vino, una eccellente cucina casalinga e tanta musica.
Romolo è stato il chitarrista di tantissimi artisti milanesi prima di mettersi in proprio in questo antico borgo milanese.

San Cristoforo
Il mitico Zezé al bar si gioca la consumazione ai dadi con tutti i clienti e Fausto Toppi al pianoforte accompagna un grande cantante: Fred Bullo (Kriminal Tango è il suo più grande successo).

La Cuncheta
I personaggi carismatici del locale sono i due proprietari, Milena e Rinaldo. Intorno a loro diversi cantanti fra cui Lucio e Romolo, Giuseppe Brescia e altri.

La Fogna
La vedette è il “Maffi”, il cantante più volgare di tutte le osterie milanesi amato dalle donne, molto meno dagli uomini. Si dice sia scappato all’estero in una località segreta (Saint Tropez).

Il Giardino
Qui suona un orchestra del liscio. In genere si va avanti a ballare fino all’una, ma ogni tanto la Rina e l’Alfredo eseguono il loro numero folk fra mille applausi.
Successivamente fonderanno il gruppo dei “Semper alegher” per offrire spettacoli di beneficenza negli ospedali e case di riposo.

Trattoria della Magolfa
Qui si mangia - il prezzo è un po’ salato - e ogni tanto verso le 23 compare il Gino con la chitarra e va avanti fino a tardi con stornellate d’altri tempi.

Bocciofila Martesana
Si esibisce il gruppo del “Berto” (Alberto Caravaggi).
Il Berto è capace di cantare in meneghino per ore e ore: se gli chiedi di trascrivere una canzone ti dice che le sa cantare solo a memoria. Ma dicono che i Gufi, ascoltando le sue invenzioni, abbiano tratto tempo fa “El ridicul matrimoni”.

La Marisa
L’amica di tutti gli artisti milanesi ai quali offre sempre una eccezionale pasta e fagioli.

Topaia
Qui i cantastorie si fanno sentire solo se ne hanno voglia perché sono i camerieri che servono ai tavoli.

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



 

Associazione
"Un Amore chiamato Milano"